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22-12-2019 21:23:55 La sezione di Bergamo intitolata a Roberto Bruni

Siamo in tanti. C’è tutto il nostro direttivo. Ci sono i decani, ci sono i giovani, ci sono i colleghi di sempre, ci sono i suoi allievi storici, ci sono gli amici delle altre sezioni, chi di persona, chi virtualmente, come i presidenti e come molti altri associati, con i loro messaggi affettuosi; ci sono la Distrettuale e l’Unione tutta, per il tramite dei suoi presidenti, l’uno qui, tra noi, l’altro vicino, con le belle parole che ci ha fatto giungere. Infine c’è sua figlia Barbara, silenziosa, ma il cui sguardo ci dice tutto.
Siamo qui per intitolare la nostra sezione a Roberto Bruni. L’ora che passiamo insieme scorre veloce. L’incipit di Riccardo Tropea ripercorre gli impegni civili, accademici, giuridici, politici e di militante appassionato e di razza dell’Unione; segue il ricordo intimista di Marco De Cobelli, Enrico Pelillo e Luigi Villa, tutti suoi allievi in epoche “mitiche”; è il momento del tratteggio di Eustacchio Porreca che ha ricordato come Roberto (così come Giuseppe Zanardelli e il compianto Giuseppe Frigo) sia stato il perfetto esempio di quell’eccellenza giuridica che la nostra terra ha saputo esprimere nel tempo. Un’eccellenza che ci terremo cara e che non dimenticheremo, come ben ci dice Emilio Gueli, nell’immaginare quando, tra qualche anno, arriveranno nuovi giovani avvocati ai quali, con orgoglio, sapremo raccontare l’uomo libero e il libero avvocato che è stato Roberto Bruni.
L’atmosfera è leggera, come se Roberto fosse qui con noi; riderebbe degli aneddoti, si ritrarrebbe, timido, nel sentire parlare di tutti i suoi traguardi, nel sentirsi definire un esempio, un maestro.
È palpabile la voglia di ciascuno di noi di alzarsi e di dire ancora qualcosa, di aggiungere un ricordo, di non far finire questo tributo, ma il pudore ci trattiene. È stato detto tutto quello che era giusto dire e sfoghiamo in quell’applauso per acclamazione, con cui approviamo l’intitolazione della nostra sezione, tutte le parole non dette.
Abbiamo una targa, un piccolo segno per celebrare il momento, per chiudere la “cerimonia”. Barbara sale sul palco dove la accoglie tutto il direttivo; ci ringrazia e commossa ci dice: «Non sono io a dover parlare del mio papà, vi ringrazio». C’è tutta lei in questa frase, e c’è anche tutto Roberto.

Maria Laura Andreucci