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07-06-2017 16:43:55 La corte penale internazionale dell'Aja

LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE: UN TRIBUNALE AL DI SOPRA DI TUTTI, SENZA CONFINI
Impressioni da un viaggio (L'Aia, 28-29 maggio 2017) ...
La Camera Penale di Brescia ha fatto rientro dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja, consapevole di aver vissuto un'esperienza unica, di crescita umana oltre che professionale.
Collocata all'interno di una struttura moderna e di pregio, l'edificio riprende e fa proprio il concetto di giustizia e trasparenza dell'istituzione che ospita. Un progetto ispirato a criteri di neutralità, apertura, trasparenza e leggerezza, che richiama i valori che l'istituzione rappresenta: fiducia, speranza, fede nella giustizia, imparzialità e senso della democrazia.
La competenza della Corte è creata intorno ai crimini più gravi che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, con una competenza complementare a quella dei singoli Stati, potendo di fatto intervenire solo se e solo quando gli Stati non vogliono o non possono agire per punire tali delitti.
La Corte Penale Internazionale è un organismo assolutamente unico, che, paradossalmente (poi vedremo perché) mette al centro di sè l'imputato e i suoi diritti, a cominciare dalla sua partecipazione diretta alle udienze, visto che non conosce il processo in contumacia.
Quando viene emesso dalla Corte un mandato di arresto, gli Stati sono tenuti a collaborare al fine di rendere possibile la cattura dell'imputato fino alla successiva celebrazione del processo, che può durare anche 10-15 anni (sono serviti 14 anni per condannare Jean-Pierre Bemba, capo della milizia Movimento di Liberazione del Congo - cfr. www.internazionale.it.
Custodito presso una delle 12 celle messe a disposizione della ICC-CPI da un carcere olandese all'Aja, l'imputato ha la possibilità di studiare il proprio fascicolo ed ha a disposizione tutti gli strumenti (anche elettronici) necessari per preparare la propria difesa, con la possibilità di svolgere anche attività ricreative e di ricevere visite dai parenti (anche a spese della Corte). Dal carcere, tuttavia, finché dura la misura, non può uscire in nessun caso.
Il processo si svolge in un clima di rigoroso silenzio, dove il tempo sembra fermarsi per dare voce alle vittime; dove l'imputato (ma solo nel caso in cui presti il consenso: lo sappiano coloro che vogliono introdurre nel nostro ordinamento quella norma aberrante sul processo a distanza) e i testimoni possono partecipare anche in videoconferenza, se impossibilitati a presenziare o perché in stato di detenzione in un altro Stato.
Pare però di assistere ad un processo, che per certi aspetti sembra già deciso. Forse proprio perché si tratta di accadimenti talmente gravi e talmente estesi nelle loro conseguenze (si pensi ai genocidi), le prove sugli stessi risultano assolutamente evidenti.
Nella conduzione del dibattimento si ha l'impressione che il Presidente tenda a dare il maggior spazio possibile alle domande delle parti limitando al minimo i propri interventi, con la possibilità di silenziare alcuni momenti del processo anche se in udienza pubblica al fine di tutelare i testimoni o le vittime stesse del reato.
Una peculiarità del Tribunale Penale Internazionale, infatti, è dato dalla partecipazione diretta delle vittime alla procedura che non ha precedenti in altri tribunali internazionali.
Alle vittime sono riconosciute prerogative senza precedenti nella storia della giustizia penale internazionale; oltre alla partecipazione attraverso un proprio rappresentante legale o personalmente (quando devono rendere testimonianza), alle stesse è riconosciuto il diritto alla riparazione del pregiudizio subito.
Una procedura a parte che segue il procedimento penale ed è relativa alla sola riparazione, non solo di carattere economico ma anche di sostegno psicologico.
Nel complesso, l'analisi del sistema rimediale della CPI ha mostrato, però, assieme ad alcuni rischi d'indebolimento delle prerogative garantistiche dell'imputato, pesanti limiti di effettività, connaturati alla giurisdizionalizzazione del diritto alla riparazione e suscettibili di ridurne drasticamente il potenziale riparatorio concreto. Di fronte a tale scenario è apparso ragionevole sostenere una valorizzazione dei rimedi apprestati dal Fondo Fiduciario per le Vittime (Trust Fund for Victims) che mette a disposizione delle somme e delle risorse a ristoro della sofferenza patita.
Immersi nel fascino e nel clima surreale della Corte, ci è parso chiaro che la funzione della Corte sia anche e, soprattutto, di tipo simbolico, abbracciando l'idea che nel mondo si sappia che esiste un organo giurisdizionale in grado di giudicare su gravissimi crimini anche commessi in qualsiasi punto del pianeta. Forse questa importantissima funzione simbolica è in grado anche di fare accettare una serie di aspetti che obiettivamente lasciano perplessi.
Infatti, non ci sono mai piaciuti i processi dall'esito già segnato fin dall'inizio; non ci piace questa grande discrezionalità nell'individuazione del concetto di vittima che può variare in base alla sensibilità del singolo collegio giudicante; senza contare che spesso le organizzazioni non governative hanno il compito di individuare il maggior numero di vittime e di offrire loro una assistenza legale. E' in questa fase che c'è il rischio che si verifichi una dilatazione eccessiva del concetto di vittima, che può avere come effetto negativo, poi, quello di creare un disequilibrio all'interno del processo. Non dimentichiamo, infatti, che nel processo la vittima è presente non come soggetto collettivo ma come singola persona portatrice di un interesse proprio e che le vittime possono raggiungere numeri quali 5.229, come nel caso di Bemba sopracitato.
Non avremmo mai immaginato, poi, che il livello di discrezionalità delle regole del processo potesse essere così ampio e che il Presidente di ogni collegio potesse, oltre alle rules, dettare delle "raccomandazioni" - regole di procedura integrative - specifiche per il caso concreto.
Le regole di procedura non sono, quindi, uguali per tutti (il tipo di processo - più vicino alla common law ovvero alla civil law - varia moltissimo a seconda della sensibilità e della cultura giuridica dei Giudici che compongono la Corte e, in particolare, del Presidente).
Questi sono tutti aspetti che, a nostro avviso, dal punto di vista giuridico possono incidere sulla credibilità del risultato finale del lavoro della Corte, le sentenze (dieci fino ad oggi, una sola di assoluzione contro nove di condanna).
Prima di concludere, un consiglio: consultate il link www.icc-cpi.int, sarà possibile entrare direttamente nelle aule di udienza (con una visione differita di circa 30 minuti), consultare i casi attualmente in trattazione e leggere le sentenze.
Qual è la impressione finale della Corte Penale Internazionale? Positiva, certamente.
L'elevato valore simbolico di questo Tribunale, unico nel suo genere, l'importanza di una ricostruzione storico-giudiziaria dei fatti, annoverati fra i crimini più efferati e incomprensibili che si possono concepire: rimarrà per noi indelebile la testimonianza di un ex bambino-soldato che ha raccontato di come veniva addestrato ad uccidere a morsi altri esseri umani.
Brescia, 1 giugno 2017.
La Redazione della Pagina Facebook della Camera Penale di Brescia
Avv. Tatiana Bodei Avv. Melissa Cocca Avv. Cristina Fratelli Avv. Simonetta Geroldi Avv. Elena Giacomelli
Avv. Michele Bontempi Avv. Andrea Vigani Avv. Andrea Cavaliere