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22-11-2017 09:43:49 Una riflessione sui danni della giustizia spettacolo

IL PROCESSO SPETTACOLO METTE A RISCHIO LA VERITÀ
Da molto tempo, ormai, le Camere Penali stanno denunciando pubblicamente che l’informazione mediatica sulle indagini e sui processi, nettamente sbilanciata a favore della colpevolezza di indagati e imputati non ancora giudicati, non solo lede la dignità di persone che devono essere considerate innocenti prima che intervenga una sentenza di condanna definitiva (che il più delle volte, occorre pur dirlo, poi non arriverà), ma spesso, attingendo direttamente ad atti processuali ancora coperti da riservatezza, è in grado di incidere negativamente sul meccanismo di formazione della prova e sulla stessa serenità dell'organo giudicante.
Non si può non ricordare in questa sede il lavoro svolto negli ultimi anni, in particolare, dall'Osservatorio Informazione Giudiziaria dell'UCPI, diretto dall'avv. Renato Borzone, che nel novembre dello scorso anno, ha presentato il libro bianco "L'informazione giudiziaria in Italia", sui rapporti fra mezzo di comunicazione e processo penale; è uno studio che raccoglie in modo organico e innovativo dati e commenti riferibili alla prima ricerca statistica mai realizzata, in questi termini, sull'informazione giudiziaria italiana.
Adesso è intervenuta una sentenza, resa in un caso mediaticamente di scuola (l'omicidio di Yara Gambirasio), che è servita a sollecitare una giornalista (ed è la prima o una delle prime volte che accade in maniera così chiara e diretta) a mettere in discussione lo strumento delicatissimo del processo mediatico.
Il riferimento è alla recente sentenza della Corte di Assise di Appello di Brescia che ha dedicato una parte della motivazione ad una circostanza con cui si vuole affrontare un aspetto molto delicato del problema: l’interesse, anche economico, dei diversi soggetti ai quali viene richiesto di partecipare a trasmissioni televisive che mettono in onda il processo spettacolo.
In questo caso si sarebbe trattato della moglie dell'imputato ma la questione di un interesse a partecipare al circo mediatico potrebbe riguardare anche altri soggetti, per esempio, un testimone.
La giornalista alla quale ci si riferisce è Fiorenza Sarzanini che si occupa della rubrica “Pulp (not) fiction” del settimanale “Io Donna” del Corriere della Sera. La Sig.ra Sarzanini, che già in passato si era occupata personalmente proprio del caso di “Gambirasio”, attraverso interviste a responsabili delle indagini, esperti scientifici e testimoni, ha intitolato il suo ultimo articolo “Il processo spettacolo mette a rischio la verità”.
La giornalista scrive: “ancora una volta si conferma il rischio che i processi in tv diventino semplicemente uno spettacolo che nulla a che fare con la realtà dei fatti o con quella giudiziaria. E per questo possono causare danni seri alla ricerca della verità, visto che chi partecipa lo fa per soldi”.
L’auspicio è che questa presa di coscienza del fatto che “il processo svolto nei salotti televisivi” arreca un serio danno al corretto funzionamento della giustizia non rimanga un intervento isolato.
Da parte nostra, visto che qualcuno, anche al di fuori del nostro “mondo”, si sta accorgendo che lo “spettacolo” sta danneggiando il “corretto” funzionamento della giustizia, dobbiamo avere la forza e sopratutto dobbiamo dimostrare di avere la capacità di interlocuzione con il mondo della Politica per trovare una convergenza su una nuova idea di informazione giudiziaria, meno “spettacolare” (che lucra qualche spettatore in meno), ma più rispettosa per i “diritti” e per il “processo”. Servono nuove “regole” o almeno nuovi “strumenti” per far rispettare quelle già esistenti.

La Redazione della Pagina Facebook della Camera Penale di Brescia:
avv. Michele Bontempi, avv. Andrea Cavaliere, avv. Andrea Vigani, avv. Melissa Cocca, avv. Cristina Fratelli, avv. Simonetta Geroldi, avv. Elena Giacomelli, avv. Francesca Pontoglio