I vostri Contributi

15-10-2017 18:56:00 Congresso UCPI Roma 2017: dalla separazione delle carriere all'affermazione dello Stato di diritto, l'Associazione diviene comunità politica

Il Congresso straordinario dell'Unione delle Camere Penali Italiane tenutosi a Roma il 6/7/8 ottobre u.s. ha consentito agli iscritti di vivere momenti di grande aggregazione, all'esito di un anno di lavoro particolarmente difficile e contraddistinto da "battaglie importanti": il decreto Orlando, strenuamente contestato; la raccolta firme per la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri.
In primo luogo desideriamo ringraziare gli organizzatori del Congresso, gli amici della Camera Penale di Roma; sappiamo in-fatti quale sforzo e quale impegno possano richiedere l’intera fase organizzativa e di supporto durante lo svolgimento dei lavori. Complimenti anche per la location e la formula scelte per la cena di gala, momento di particolare aggregazione e socialità nel contesto di una atmosfera informale e spontanea.
Molti gli interventi, densi di significativi spunti di riflessione, soprattutto durante la fase del dibattito, che rappresenta sempre il cuore pulsante di ogni Congresso.
Ci ha colpiti, in particolare, lo scambio dialettico tenutosi il pomeriggio di sabato 7 ottobre tra il Presidente della Associazione Nazionale Magistrati, Dr. Eugenio Albamonte e il Presidente UC-PI, Beniamino Migliucci. È stata l’occasione per un confronto co-struttivo su tematiche in cui le posizioni sono e rimangono distanti, ma anche per un rafforzamento di una progettualità su temi in cui le esigenze di intervento paiono comuni.
Il Dr. Albamonte ha mostrato una posizione di critica nei confronti dell'iniziativa della separazione delle carriere, ritenendo che quel che noi cerchiamo "è già scritto nel codice. Il Pm già svolge le indagini in vista del processo, stiamo attenti a evitare che la credibilità dell'intero sistema giudiziario venga compromessa in modo irreparabile agli occhi del cittadino come è successo con la politica. Attaccarci l'uno all'altro, per trascinarci verso il fondo, non aiuta nessuno". Il Presidente Migliucci ha condiviso la necessità di una dialettica, soprattutto su argomenti che paiono aver maturato analoghe determinazioni nei magistrati ed avvocati: 41 bis e processo a distanza. Per il processo a distanza, il Dr. Albamonte ha manifestato apertamente la preoccupazione che si arrivi "alla spersonalizzazione dell'imputato, che non può che essere una iconcina sul monitor".
Ci auguriamo che questa convergenza di idee si trasformi in iniziative concrete.
Quanto agli interventi di Colleghi nella fase dedicata al di-battito, ci permettiamo di riportare alcune osservazioni di grande pregio.
Per la Camera penale di Milano ha preso la parola l’Avv. Monica Gambirasio, la quale, non senza rispondere puntualmente alle critiche rivoltele sull'assenza di un accenno alla battaglia della separazione delle carriere nel proprio "documento politico/ libretto rosso", distribuito al Convegno (documento di sin-tesi del lavoro svolto e da svolgersi dalla Camera Penale Milano), ha tenuto a precisare l'adesione della Camera Penale di Milano a tale proposta, adesione che si è tradotta in appuntamenti dedicati alla raccolta delle firme.
La Camera Penale di Milano continuerà a collaborare, come ha sempre fatto, comunque sarà composta in futuro la Giunta UCPI - ha osservato la collega Gambirasio, ritenendo in tal dire-zione fondamentale "trovare una maggiore aggregazione", anche attraverso una diversa attività del Centro Studi Marongiu, deno-minato nella delibera che lo istituì nel 2005 "ufficio legislativo". La collega ritiene che tale centro "debba riacquistare questa natura di ufficio legislativo, perché possa essere per tutti un riferimento di quelli che sono gli articolati, di quello che sono le nostre proposte e che possa servire a tutte le Camere Penali, anche le più piccole e meno attrezzate, per capire il senso di questo nostro stare insieme, in un momento in cui, lo abbiamo detto tutti, c'è una crisi rispetto alla nostra relazione con la politica".
Tale aspetto, invero, era già stato puntualmente rilevato dall'avv. Eustacchio Porreca, Presidente della Camera Penale del-la Lombardia Orientale, nel proprio pregevole intervento. Porreca ha osserva in primis come sia essenziale non disperdere l'energia che si è diretta nei confronti delle battaglie dei mesi scorsi, contro il decreto Orlando e per la separazione delle carriere. "L'impegno non deve deflettere, il lavoro deve essere portato a termine". Sul decreto Orlando la battaglia è stata persa "perché la politica con i suoi meccanismi attraverso il voto di fiducia, ha sottratto al dibattito parlamentare la possibilità di soverchiare la decisione", ma "la battaglia non è finita". L'attenzione deve essere tenuta altissima perché ancora devono essere emessi i decreti su argomenti delicati (intercettazioni, ordinamento penitenziario). E come, si domanda il collega? "attraverso una rinnovazione della interlocuzione politica, non solo come compito della Giunta", ma anche sul territorio da ogni Camera Penale, perché l'opera deve essere quella di "far capire".
Una comprensione che si è notata deficitaria negli stessi parlamentari, invitati ad una Assemblea Straordinaria della CPLO. "La nostra classe politica ha bisogno di sapere, di capire di cosa si parla". L'opera va fatta dal basso, ed è "quella di riannodare i nodi di una interlocuzione politica, con la politica locale".
In tal direzione, dall'Unione e dal Centro Marongiu ci si aspetta che "venga diffusa la elaborazione e la politica che rappresenta il pensiero dell'Unione, che diventi uno strumento per i giovani".
Ci si aspetta che non si perda di vista il rapporto tra "pro-cesso e vita democratica dello Stato". L'avvocato Porreca ha rammentato alla platea il nostro compito: difendere il giusto processo per tutti i cittadini. Questo compito non deve essere mai dimenticato e dev'esser ancora più stringente allorquando le vicende giudiziarie toccano i soggetti che sono stati eletti per governare. Riportando i casi di Mastella, Orsoni e di Marino (e invitando la Giunta a preservare sempre una puntuale informazione, ritenendo la notizia sulla vicenda di Berlusconi "un poco deficitaria"), ha concluso sollecitando il massimo impegno perché difendere il "giusto processo significa difendere la vita democratica della nazione".
Infine ci sembra necessario proporre una riflessione sugli interventi, molto importanti, degli avvocati Gian Domenico Caiazza e Renato Borzone, entrambi della Camera Penale di Roma.
Borzone è partito da una amara constatazione: il nostro paese è "bellicato agli istinti del populismo giudiziario; la politica è condizionata dalla magistratura, una magistratura sostanzialmente prigioniera di istinti autoritari, fatte le debite eccezioni". Si assiste ad una "stampa collegata alla magistratura sui temi della giustizia e della politica giudiziaria tanto da mettere in pericolo anche i principi liberali della informazione". Un quadro preoccupante, ma è un quadro che può essere modificato grazie all'impegno dell’Unione, grazie all'impegno della avvocatura penale. "Noi abbiamo il dovere di coltivare una scommessa. Dobbiamo avere consapevolezza della nostra forza perché rappresentiamo l'unica barriera liberal democratica alle concessioni autoritarie di una burocrazia politica e di politica giudiziaria". In tal senso "il lavoro sulla separazione delle carriere è un buon lavoro che non va rilevato in nessuna parentesi, un lavoro che va fatto "volare" insieme ad una battaglia di sistema per come funziona la magistratura. Il nostro compito è di scarcerare la politica, rendiamo questa politica libera dalla pressione della magistratura".
Anche l’Avv.Caiazza, infine, come il collega Borzone, ha svolto un intervento propositivo, soprattutto per il futuro dell’Unione.
Caiazza, rapito dalla grande compartecipazione al Congresso, si è interrogato sul perché di questa risposta corale all'appuntamento di Roma, rinvenendone la giustificazione nell'attestazione di un cambiamento. "La raccolta delle firme - ha detto - non può essere considerata come una iniziativa singola, perché altrimenti si commetterebbe un errore di analisi politica. Questa esperienza che ci ha accomunati ha comportato una modifica strutturale, starei per dire quasi antropologica, della nostra associazione, che si è trasformata da associazione di una nicchia di professionisti, proprio una nicchia, da associazione a comunità politica. Le testimonianze ascoltate nei giorni del Congresso hanno evidenzia-to come la raccolte delle firme ci ha fatto sentire comunità e ci identifica. E chi ha scelto legittimamente di mettere questa iniziativa in una parentesi, guardarla con distacco, parla un linguaggio che questa comunità non potrà più capire. Chiunque verrà nel fu-turo dovrà fare i conti con questa modificazione". L'associazione, secondo Caiazza, è ormai comunità, il che significa che così ci identificano, come "i portatori di valori che nessuna forza partitica, politica o associativa è più in grado di rappresentare credibilmente".
Comunità politica, impegno, aggregazione, rinnovazione dell'interlocuzione politica anche a livello territoriale e indipendenza della politica dalla magistratura: questi i temi di un nuovo e costante lavoro.
L’Unione della Camere Penali è viva !!!



La Redazione della Pagina Facebook della Camera Penale di Bre-scia:
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